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DenominazioneMontefibre spa. Stabilimento di Porto Marghera (1987 - 2008)
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Altre Denominazioni
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Società italiana prodotti acrilici - SIPA (1981 - 1987)
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Montefibre (1972 - 1981)
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Châtillon (1968 - 1972)
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ACSA Applicazioni chimiche (1958 - 1968)
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Date di esistenza1958 - 2008 (le date si riferiscono al periodo di produzione dello stabilimento)
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Sedi
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Milano
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Porto Marghera (Venezia)
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Tipo di ente
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Cenni storici
Di seguito si dà qualche cenno sommario della storia della società e del suo stabilimento di Porto Marghera (rimandando a S. Barizza e D. Resini, Porto Marghera cit. per maggiori informazioni).
Fu la milanese Edison, per tramite di una sua consociata, la Applicazioni chimiche società anonima – ACSA, a creare a Porto Marghera i primi impianti di quella società specializzata nella produzione di fibre acriliche poi universalmente nota come Montefibre. Nel 1958, forte di una compartecipazione dell’americana Chemstrand Corporation, da cui ricevette la licenza di utilizzo del brevetto per la produzione dell’acrilan (una fibra acrilica), l’ACSA impiantò lungo la sponda sud del canale industriale ovest (nella “nuova” seconda zona industriale) i primi impianti per la polimerizzazione dell’acrilonitrile, la filatura e il recupero del solvente usato per la prima fase di lavorazione, in un processo che, in un certo senso, integrava i grandi progressi fatti nella tecnologia della lavorazione dei derivati del petrolio con le tradizionali attività manifatturiere tessili. La materia base per la lavorazione delle fibre proveniva dai vicini impianti della Sicedison, anch’essa controllata da Edison. La prima balla di fiocco acrilico uscì dalla fabbrica l’11 giugno 1959 e la crescita della produzione da quel giorno, per poco più di dieci anni, non conobbe sosta: nel 1961 le tonnellate di acrilico furono 6 000, nel 1969 68 000; allo stesso modo gli addetti, dai 362 del primo anno, passarono ai 555 del 1961.
Il 1966 fu un anno di svolta per ACSA in quanto si compì la storica fusione tra due delle più importanti aziende chimiche italiane, entrambe fortemente impegnate a Porto Marghera, Montecatini nella prima zona industriale ed Edison nella seconda. Il nuovo colosso industriale, più tardi rinominato Montedison, rilevò l’ACSA e la accorpò alla Châtillon, un’altra azienda controllata dalla join venture e specializzata nella produzione di fibre artificiali. Lo stabilimento di Porto Marghera prese quindi il nome di quest’ultima. La fine degli anni Sessanta segnarono l’apice della produzione, in quanto subito dopo la curva di crescita subì una forte flessione verso il basso: si produceva più di quanto il mercato potesse assorbire, inoltre le strutture produttive erano superate e ormai segnavano il passo, così come la struttura organizzativa; tutto questo si traduceva in costi di produzione elevati e conseguente “appesantimento” dei bilanci Montedison. Nel 1972 si ovviò con una ristrutturazione societaria che coinvolse tutta l’azienda: le divisioni in cui fino ad allora erano state incardinate tutte le produzioni dell’azienda (petrolchimica, materie plastiche, prodotti per l’industria ed energia) furono trasformate in altrettante società per azioni scorporando le attività produttive da Montedison, ora divenuta una holding finanziaria. Nello stesso tempo, per quanto riguarda le fibre artificiali, a Marghera venne concentrata la lavorazione delle fibre acriliche, unico polo del gruppo in tutta Italia.
Le varie crisi petrolifere che si susseguirono negli anni Settanta provocarono un ristagno della produzione e di conseguenza una contrazione dell’occupazione. La soluzione cui si addivenne nel 1981 fu la medesima di dieci anni prima: trasformazione in holding di Montefibre con scorporo delle produzioni in quattro società distinte: fibre acriliche, fibre poliammidiche, acetato e viscosa, poliestere. A Porto Marghera Montefibre era presente con la Società italiana prodotti acrilici – SIPA. In seguito a consistenti tagli di produzione il risanamento diede buoni frutti, i bilanci tornarono in positivo, la produzione a crescere.
Nel 1989 la creazione di Enimont, dalla fusione di Montedison ed Enichem (la chimica privata con la chimica pubblica a controllo ENI), fruttò all’ex Montefibre di Porto Marghera nuovi investimenti nell’innovazione tecnologica, nella ricerca e nella diversificazione della produzione. Tuttavia lo scioglimento del nuovo gigante della chimica dopo appena tre anni dalla nascita “congelò” Montefibre dentro Enichem fino al 1996, quando ENI cedette il proprio pacchetto azionario a Finlane. Negli anni Duemila la società, con la ragione sociale di Montefibre spa, continuò la produzione di fibre tessili artificiali e di energia elettrica nei suoi stabilimenti in Italia (Acerra, Ottana, Porto Marghera) e all’estero (in Spagna e in Cina) tramite società controllate, fino alla recente messa in liquidazione del gruppo.
A Porto Marghera Montefibre nel 2000 sottoscrisse l’accordo per la chimica assumendo l’impegno della bonifica del sito; quanto all’attività produttiva, dopo promettenti tentativi di rilancio legati alla produzione di fibre di carbonio non andati a buon fine, interruppe la produzione alla fine del 2008; l’organico impiegato era di circa 290 persone. Dopo la bonifica, a metà 2013 gli impianti, tramite la controllata Trasformazione fibre, sono stati smantellati e sgomberati; l’area infine è stata acquisita dall’Autorità portuale di Venezia con il progetto di realizzare un grande polo logistico. -
Note
Tra le fonti usate per tracciare la parabola storica dello stabilimento è stata consultata l’ampia rassegna della documentazione prodotta dagli organi societari Montefibre negli ultimi, difficili, dieci anni dell’azienda disponibile nel sito web www.mef.it: oltre ai bilanci e alle relazioni finanziarie, presenti a partire dal 2000, per ogni anno dal 2007 in poi sono compresi i verbali delle assemblee dei soci (ordinarie e straordinarie), informazioni sul capitale sociale della società, le deleghe ai liquidatori e le relazioni di questi alla fine di ogni anno.
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Nota bibliografica
Montefibre. La nuova realtà tessile europea, Montefibre, Ripalta-Milano 1973.
S. Barizza e D. Resini, a cura di, Porto Marghera. Il Novecento industriale a Venezia, Vianello libri, Treviso 2004.
A. M. Falchero, “Quel filo serico impalpabile…”. Dalla Soie de Châtillon a Montefibre (1918-1972), in «Studi storici», XXXIII (1992), n. 1 (gennaio-aprile), p. 229. -
Fonti
S. Barizza e D. Resini, a cura di, Porto Marghera. Il Novecento industriale a Venezia, Vianello libri, Treviso. 2004.
Montefibre, sito aziendale www.mef.it, link Investor relations. -
CompilatoreAlessandro Ruzzon, prima redazione giugno 2018
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