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Ministero dell’interno, Roma (1861 – …)

Ministero dell’interno, Roma (1861 – …)

  • Denominazione
    Ministero dell'interno (1861 - ...)
  • Date di esistenza
    1861 - ...
  • Sedi
    • Roma
  • Tipo di ente
  • Cenni storici

    Il Ministero dell’interno è tra i più antichi organi di governo centrali italiani: erede dell’omonima istituzione del Regno di Sardegna, è giunto sino ad oggi attraverso numerose riforme e ristrutturazioni, acquisendo e perdendo di volta in volta compiti e competenze, conservando sempre, tuttavia, la funzione di garante del rispetto dell’ordine pubblico nel paese e del sistema di governo e amministrazione costituiti. Suoi organi periferici storici sono tuttora le Prefetture, le Questure, i Comandi dei Vigili del fuoco.
    Di seguito si dà qualche cenno sommario delle principali tappe dell’evoluzione del dicastero.
    Con il Regio decreto del 9 ottobre 1861, n. 255 fu stabilito il primo ordinamento del Ministero dell’interno del Regno d’Italia, con il quale gli si conferì una struttura in quattro Direzioni generali: centrale, pubblica sicurezza, amministrazione comunale e provinciale opere pie e sanità, carceri. Nel 1866 (Regio decreto del 14 dicembre, n. 3475) fu riformato in tre Direzioni superiori (amministrazione, pubblica sicurezza, carceri), mentre nel 1869 si creò il servizio ispettivo per il controllo degli organi dipendenti. Il Regio decreto del 3 luglio 1887, n. 4707 ristrutturò ancora una volta la struttura del Ministero con l’istituzione di: Gabinetto, Segreteria generale, Ragioneria centrale, Direzione generale dell’amministrazione civile, Direzione generale della pubblica sicurezza, Direzione generale delle carceri, Direzione generale della sanità pubblica.
    Durante il primo conflitto mondiale, dal 1917 e per la durata dell’emergenza bellica, operò anche un Commissariato generale per gli approvvigionamenti alimentari e consumi, affiancato da un altro Commissariato con attribuzioni speciali.
    Nel 1919 (Regio decreto legge del 9 novembre n. 2122) fu approvato un nuovo ordinamento ma senza cambiamenti di rilievo per le attribuzioni delle Direzioni generali. Nel 1922 il dicastero perse la Direzione generale delle carceri (passata al Ministero della giustizia); nel 1927 quindi le articolazioni erano: Gabinetto, Segreteria particolare, Ufficio del personale, Direzione generale dell’amministrazione civile, Direzione generale della pubblica sicurezza, Direzione generale della sanità pubblica. Nel 1937 entrò nell’organico l’Ufficio demografico, dal 1938 (Regio decreto del 5 settembre, n. 1531) Direzione generale demografia e razza; nel 1939 (Regio decreto del 27 febbraio, n. 333) si istituì la Direzione generale dei servizi antincendio da cui dal 1941 in avanti dipese il Corpo dei Vigili del fuoco.
    Il Regio decreto del 15 aprile 1940, n. 452 riorganizzò i servizi del Ministero: Gabinetto, Segreteria particolare, otto Direzioni generali (pubblica sicurezza, amministrazione civile, affari generali e del personale, sanità pubblica, affari di culto, fondo per il culto, demografia e razza, servizi antincendi), Istituto di sanità pubblica, a cui si aggiunsero durante la guerra l’Ispettorato per i servizi di guerra, l’Unione nazionale per la protezione antiaerea e la Direzione generale per i servizi di protezione antiaerea.
    Con il Decreto luogotenenziale del 31 maggio 1945, n. 418 furono soppresse le Direzioni generali demografia e razza, i servizi di guerra e di protezione antiaerea; poco dopo fu soppressa la Direzione generale della sanità pubblica, ne prese il posto l’Alto commissariato per l’igiene e la sanità pubblica, posto alle dipendenze della Presidenza del Consiglio. Nel 1947 parte delle competenze del cessato Ministero dell’assistenza postbellica fu presa in carico dal Ministero dell’interno con l’istituzione della Direzione generale per l’assistenza postbellica, poi trasformata in Direzione generale dell’assistenza pubblica (1949).
    Nel 1949 la struttura era quindi la seguente: Gabinetto, Segreteria particolare, Ufficio crittografico telegrafico e cifra, sette Direzioni generali (amministrazione civile, pubblica sicurezza, affari generali e del personale, affari di culto, fondo per il culto, servizi antincendi, assistenza pubblica). Nel 1977 le funzioni della Direzione generale dell’assistenza pubblica confluirono nella Direzione generale per la protezione civile e i servizi antincendi.
    Con la Legge del 24 ottobre 1977, n. 801, che riformò l’organizzazione dei servizi informativi dello Stato, al Ministero dell’interno fu assegnato il controllo del Servizio per le informazioni e la sicurezza democratica – SISDE, il servizio segreto interno.
    In anticipo sulle riforme di fine anni Novanta, nel 1981 la Legge del 1° aprile, n. 121, che riformò l’ordinamento della Polizia di Stato, trasformò la Direzione generale della pubblica sicurezza in Dipartimento. La riforma Bassanini del 1999, nell’ambito di un ripensamento dell’intera struttura del sistema amministrativo, riorganizzò le competenze del Ministero dell’interno distribuendole negli attuali Dipartimenti. Contestualmente le Prefetture divennero Uffici territoriali di Governo (ma si veda anche la scheda Prefettura di Venezia, 1866-1982).
    Sembra opportuno illustrare per sommi capi anche l’evoluzione della Direzione generale pubblica sicurezza, divisione interna del Ministero dell’interno.
    La Direzione fu istituita presso il Ministero dell’interno con Regio decreto del 9 ottobre 1861, n. 255; essa era dotata di due divisioni (polizia e personale) e retta da un direttore generale. Dopo abolizioni e ricostituzioni varie succedutesi in pochi anni fu definitivamente istituita nel 1887 (Regio decreto del 3 luglio, n. 4707): retta solitamente da un prefetto, svolgeva i servizi di pubblica sicurezza (polizia giudiziaria e polizia amministrativa) e gestione del personale di pubblica sicurezza; precedentemente era stato affiancato un ufficio per gli affari politici denominato Ufficio riservato, in seguito si creò la polizia dell’emigrazione, un Ufficio esplosivi, un Ufficio centrale investigazioni (1917).
    Con Regio decreto legge del 9 ottobre 1919, n. 1846 si suddivisero i servizi in cinque Divisioni: Gabinetto e servizio ispettivo, Affari generali e riservati, Polizia giudiziaria, Polizia amministrativa e sociale, Personale di pubblica sicurezza. Poco dopo le due polizie confluirono nell’unica Divisione polizia amministrativa e sociale; si aggiunse un Ufficio informazioni (poi rinominato confidenziale). Nel 1923 il direttore generale della pubblica sicurezza assunse il titolo di capo della polizia.
    In concomitanza con l’approvazione del testo unico delle leggi della pubblica sicurezza e dell’istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato, nel 1927 la Direzione generale fu riorganizzata: Segreteria del capo della polizia e sette Divisioni (affari generali e riservati, polizia politica, polizia, personale, polizia di terra e di mare, forze armate di polizia, gestione contratti e forniture).
    Finita la guerra furono soppressi gli uffici maggiormente legati al passato regime fascista e da esso modellati, come l’Ufficio confino politico e la Divisione polizia politica; la Direzione assunse i servizi della polizia ferroviaria, stradale, portuale, postale, prima gestiti dalla Milizia volontaria per la sicurezza nazionale.
    Con Decreto ministeriale del 6 ottobre 1965 fu conferito l’ordinamento in vigore sino alla riforma del sistema di polizia introdotta dalla Legge del 1° aprile 1981, n. 121, vigente ancora oggi: la Direzione generale pubblica sicurezza divenne così l’attuale Dipartimento della pubblica sicurezza.

  • Fonti

    Guida ai fondi [dell’Archivio centrale dello Stato], on-line in acs.beniculturali.it (consultato nel mese di giugno 2018).

  • Compilatore
    Alessandro Ruzzon, prima redazione giugno 2018
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