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Ilva altiforni e acciaierie d’Italia. Stabilimento di Porto Marghera, Porto Marghera (Venezia) (1931 – 2012)

Ilva altiforni e acciaierie d’Italia. Stabilimento di Porto Marghera, Porto Marghera (Venezia) (1931 – 2012)

  • Denominazione
    Ilva altiforni e acciaierie d’Italia. Stabilimento di Porto Marghera (1931 - 1961)
  • Altre Denominazioni
    • Acciaierie e ferriere vicentine Beltrame (1997 - 2012)
    • Deltavaldarno, poi Sidermarghera (1987 - 1997)
    • Deltasider spa (1985 - 1987)
    • Acciaierie di Piombino spa (1981 - 1985)
    • Italsider spa (1961 - 1981)
  • Date di esistenza
    1931 - 2012 (le date si riferiscono all'attività produttiva dello stabilimento)
  • Sedi
    • Porto Marghera (Venezia)
  • Tipo di ente
  • Cenni storici

    Sulla cosiddetta insula ovest, di fronte ai cantieri della Breda, sorse uno dei primi stabilimenti produttivi di Porto Marghera, su iniziativa dello stesso Giuseppe Volpi conte di Misurata, tra i principali ideatori e artefici del nuovo porto industriale veneziano: si trattava dell’insediamento dei Cantieri navali e acciaierie di Venezia – CNAV, nati grazie alla partecipazione finanziaria di importanti industrie nazionali del settore metallurgico e non solo, come l’Ansaldo, la Società altiforni fonderie di Terni, Società altiforni fonderie e acciaierie di Piombino, Società adriatica di elettricità – SADE e molte altre.
    Nel 1919 iniziarono i lavori per la costruzione della fabbrica, ma ben presto la crisi del settore delle costruzioni navali costrinse ad un ripensamento delle strategie aziendali e a concentrare nello stabilimento lavorazioni di tipo siderurgico, più che cantieristico: nel 1924 l’officina di carpenteria navale fu trasformata in officina di carpenteria pesante e demolizioni navali; nel 1926 si costruì l’acciaieria elettrica e la fonderia di getti in acciaio. Poco dopo la società acquisì le Ferriere di Udine e Pont Saint Martin e il cantiere navale SAVINEM della Giudecca.
    Nel 1929 la CNAV, che all’epoca dava lavoro a circa 550 operai, divenne una società capogruppo con il controllo di due società: le Acciaierie venete – AVE nello “storico” stabilimento Porto Marghera e nello stabilimento di Udine e i Cantieri navali e officine meccaniche di Venezia – CNOMV alla Giudecca.
    Nel 1931 Ilva altiforni e acciaierie d’Italia acquisì AVE concentrando a Marghera anche la produzione (e parte degli operai) di Udine. In pochi anni all’acciaieria e alla fonderia si aggiunsero vari laminatoi per il metallo prodotto e un’officina di carpenteria specializzata in manufatti come ponti ferroviari, ponti stradali e capannoni industriali. Poco prima dello scoppio della guerra nello stabilimento lavoravano 1.600 operai; la produzione dell’acciaieria si attestava sulle 18.000 tonnellate di metallo annue.
    Negli ultimi anni del conflitto mondiale l’Ilva di Porto Marghera subì notevoli danni a causa dei bombardamenti angloamericani, ma nel 1946 lo stabilimento era già quasi completamente ripristinato e attivato. La produzione incrementava notevolmente di anno in anno e la carpenteria diventò tra le più importanti in Italia. Nel 1959 il numero degli operai era salito a 1.893.
    Seguendo le sorti della società, anche lo stabilimento di Marghera nel 1961 andò sotto il controllo dello Stato passando all’Istituto per la ricostruzione industriale – IRI con la denominazione di Italsider; questo tuttavia significò la riprogrammazione della produzione in armonia con le nuove strategie aziendali: i reparti fonderia e acciaieria furono gradualmente abbandonati, finché nel 1979 la fabbrica rimase attiva solo con i laminatoi, mentre anche la carpenteria ridusse progressivamente la produzione. Seguirono vari cambi di denominazione (nel 1981 Acciaierie di Piombino per il conferimento dello stabilimento a questa società in un’ottica di razionalizzazione della produzione, nel 1985 Deltasider, nel 1986 Deltavaldarno, poi Sidermarghera), quindi suddivisioni dello stabilimento e spartizioni tra gruppi industriali privati, come le Acciaierie e ferriere vicentine Beltrame che nel 1997 acquisirono l’area di Sidermarghera proseguendone l’attività, per abbandonarla definitivamente nel 2012. Oggi Ilva è ancora presente a Porto Marghera, ma solo con uno scalo marittimo per l’acciaio proveniente dallo stabilimento di Taranto.

  • Nota bibliografica

    S. Barizza e D. Resini, a cura di, Porto Marghera. Il Novecento industriale a Venezia, Vianello libri, Treviso 2004.
    F. Piva e G. Tattara, a cura di, I primi operai di Marghera. Mercato, reclutamento, occupazione, 1917-1940, Marsilio, Venezia 1983.
    Ilva. Alti forni e acciaierie d’Italia, a cura dell’Ufficio informazioni e stampa dell’Ilva, Genova 1959.

  • Fonti

    S. Barizza e D. Resini, a cura di, Porto Marghera. Il Novecento industriale a Venezia, Vianello libri, Treviso 2004.
    Fondo Ilva altiforni e acciaierie d’Italia. Stabilimento di Porto Marghera, inventario a cura di Foscara Porchia consultabile in www.albumdivenezia.it (consultato nel mese di giugno 2018).
    SIUSA, Ilva altiforni e acciaierie d’Italia. Stabilimento di Porto Marghera, schede di complesso archivistico e soggetto produttore, a cura di Annamaria Pozzan, 2014.

  • Compilatore
    Alessandro Ruzzon, prima redazione giugno 2018
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