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Fertimont. [Stabilimento di Porto Marghera], Porto Marghera (Venezia) (1923 – 1997)

Fertimont. [Stabilimento di Porto Marghera], Porto Marghera (Venezia) (1923 – 1997)

  • Denominazione
    Fertimont. [Stabilimento di Porto Marghera] (1978 - 1986)
  • Altre Denominazioni
    • Di seguito le denominazioni delle società dedite alla produzione di fertilizzanti Montecatini, Montedison, Eni a Porto Marghera:
    • Enichem agricoltura (1991 - 1997)
    • Agrimont spa (1986 - 1991)
    • Fertimont spa (1978 - 1986)
    • Montedison. Divisione agricoltura - DIAG (1975 - 1978)
    • Montedison. Divisione prodotti agricoli - DIPA (1973 - 1975)
    • Montedison spa (1970 - 1973)
    • Montecatini Edison spa (1966 - 1970)
    • Montecatini fertilizzanti (1948 - 1966)
    • Società veneta fertilizzanti e prodotti chimici (1928 - 1948)
    • Montecatini spa (1923 - 1928)
  • Date di esistenza
    1923 - 1997
  • Sedi
    • Porto Marghera (Venezia)
  • Tipo di ente
  • Cenni storici

    All’inizio dello sviluppo di Porto Marghera, nella zona nord e nell’insula ovest della prima zona industriale (la cosiddetta zona ovest lungo via Fratelli Bandiera presentava sin dall’inizio un tessuto produttivo più diversificato e i vari stabilimenti meno integrati l’uno con l’altro), oltre ai settori metallurgico, cantieristico e dei combustibili, presero piede le lavorazioni chimiche per l’agricoltura basate sul trattamento del carbone e dei suoi derivati. Furono principalmente due i gruppi che trovarono spazio nella nuova zona industriale: quello della Montecatini, che nel 1924 impiantò il suo primo stabilimento a Porto Marghera con la Montecatini fertilizzanti (o meglio Società veneta fertilizzanti e prodotti chimici), e quello torinese della famiglia Agnelli, proprietaria della FIAT, con le Società italiana vetri e Società italiana coke, poi riunite in Vetrocoke, e la Società italiana refrattari Marghera – SIRMA, controllate dalla finanziaria del gruppo, l’Istituto finanziario industriale – IFI. Gli stabilimenti dei due gruppi si installarono lungo il canale industriale nord, l’una confinante con l’altra, posizione che garantiva loro un agevole trasporto del carbone dalle navi in ormeggio; la prima produceva acido solforico e concimi chimici derivati dalla distillazione dei gas prodotti dal carbone, la seconda coke e, grazie ai gas della cokeria, vetro in lastre, mentre la SIRMA riforniva il materiale refrattario necessario ai processi produttivi.
    Pochi anni dopo, nel 1927, la Montecatini fertilizzanti accoppiò allo stabilimento per la lavorazione dell’acido solforico e dei concimi (la cosiddetta “area complessi”), una seconda fabbrica posizionata subito a nord e confinante con la strada di collegamento tra Mestre e Venezia (la cosiddetta “area ceneri”): questa era destinata alla depurazione delle ceneri di pirite derivate dalla lavorazione del primo stabilimento e provvedeva alla bricchettatura del materiale per una successiva fase di lavorazione del ferro. Alla vigilia della seconda guerra mondiale il complesso industriale poteva contare su 900 operai e una produzione diversificata di fertilizzanti.
    Anche la Vetrocoke, a metà anni Trenta, decise di integrare l’avviata produzione di coke e vetro con il trattamento dell’idrogeno prodotto dal trattamento del carbone; nel 1937 individuò un’area nell’insula ovest per installare il suo secondo stabilimento, tra il molo B e il canale ovest, facendovi arrivare i gas di cokeria prodotti dal primo e distillando dall’idrogeno acido solforico e composti azotati vari per l’agricoltura (ammoniaca, urea, fertilizzanti azotati). Nel 1938 la Vetrocoke azotati era già operativa completando così il ciclo di sfruttamento della materia prima che le giungeva via nave; prima della guerra nel nuovo stabilimento lavoravano 800 operai e 100 impiegati.
    Gli effetti causati dai bombardamenti angloamericani del 1944 furono particolarmente gravi per la Montecatini ma soprattutto per la Azotati: le 350 bombe piovute dal cielo quasi azzerarono la produzione in qualche caso riducendo gli impianti a macerie. Tuttavia nel dopoguerra la ricostruzione fu rapida e nel 1946 lo stabilimento tornò ai livelli dell’anteguerra; nel 1956 la Vetrocoke azotati si ampliò in un’area adiacente, vicino al porto commerciale, e con la francese Saint Gobain costituì la Vego per la produzione di concimi fosfati e di detersivi ad uso domestico e industriale.
    Nel 1959 il gruppo FIAT, non ritenendo più il settore strategico per la propria politica industriale, cedette la Vetrocoke (vetro, coke, azotati e fosfati) alla “vicina” Montecatini mantenendo comunque lo stabilimento SIRMA in zona nord e costruendone un altro in seconda zona: il gruppo industriale poteva ora controllare vaste zone del porto a nord e a ovest occupate da produzioni in due settori importanti quali la chimica per l’agricoltura (con la Fertilizzanti e la Azotati) e la metallurgia (con la Montecatini settore alluminio, ex Industria nazionale alluminio – INA, la Lavorazione leghe leggere – LLL, partecipata al 50% con SAVA, e la Monteponi-Montevecchio per il piombo e lo zinco). Alla chimica per l’agricoltura nel 1966 si aggiunse la petrolchimica grazie alla fusione con la Edison, già installata da qualche anno nella seconda zona industriale, con la costituzione della Montecatini-Edison, poi Montedison. Questa, negli anni Settanta, riorganizzò in divisioni la propria struttura aziendale: le vecchie aree “complessi”, “ceneri”, azotati e fosfati di Porto Marghera ricaddero sotto la Divisione prodotti agricoli – DIPA, diventata poi Divisione agricoltura – DIAG. Con un’altra importante ristrutturazione, a fine anni Settanta le attività produttive delle divisioni furono scorporate e costituite a società controllate Montedison: la Divisione agricoltura prese il nome di Fertimont (1978), poi Agrimont (1986).
    Nel frattempo si erano percepiti distintamente i primi scricchiolii del sistema produttivo dei fertilizzanti: se fino agli anni Settanta gli stabilimenti controllati dalla Montecatini, poi Montedison, avevano prosperato con la diversificazione della produzione dei composti azotati e l’esportazione soprattutto nei paesi asiatici, a seguito dell’emancipazione tecnologica di questi ultimi e la loro concorrenza il mercato entrò in crisi. Nel 1977 il reparto di produzione dell’ammoniaca dell’ex Azotati di Porto Marghera fu chiuso e trasferito nel polo di Ferrara; progressivamente, negli anni Ottanta, anche ad altri reparti si prospettò la chiusura per scarsa competitività sul mercato, a cui si aggiunsero i sempre maggiori costi dello smaltimento degli scarti delle lavorazioni (ad esempio, per la ex Azotati i cosiddetti “fosfogessi”) dettati da una normativa ora molto più sensibile che in passato ai temi ambientali. Di conseguenza il numero degli addetti si contrasse.
    Nel 1991, dopo il tentativo, fallito, di fusione tra ENI e Montedison in Enimont, ENI ereditò tutta la chimica ex Montedison, così toccò a Enichem, società controllata ENI, dismettere poco a poco gli impianti di Porto Marghera: le aree “ceneri” e “fosfati” erano già state chiuse nel 1990, seguì l’area ex Azotati che cessò la produzione nel 1994, quindi, nel 1997, l’ex Montecatini fertilizzanti (l’ “area complessi”).

  • Nota bibliografica

    F. Amatori e B. Bezza, Montecatini 1888-1966: capitoli di storia di una grande impresa, Il Mulino, Bologna 1990.
    S. Barizza e D. Resini, a cura di, Porto Marghera. Il Novecento industriale a Venezia, Vianello libri, Treviso 2004.
    L. Cerasi, Perdonare Marghera. La città del lavoro nella memoria post-industriale, Franco Angeli, Milano 2007.

  • Fonti

    S. Barizza e D. Resini, a cura di, Porto Marghera. Il Novecento industriale a Venezia, Vianello libri, Treviso 2004.
    Fondo Fertimont. Stabilimento di Porto Marghera, inventario on-line, a cura di Foscara Porchia, in www.albumdivenezia.it (link Archivi dell’impresa, consultato nel mese di giugno 2018).
    SIUSA, Fertimont. Stabilimento di Porto Marghera, schede complesso archivistico e soggetto produttore, a cura di Annamaria Pozzan, 2014.

  • Compilatore
    Alessandro Ruzzon, prima redazione giugno 2018
  • Complessi archivistici prodotti