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DenominazioneEnte nazionale energia elettrica - ENEL. Compartimento di Venezia (1962 - [1992])
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Date di esistenza1962 - [1992]
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Sedi
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Venezia
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Tipo di ente
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Cenni storici
Il Compartimento veneziano dell’ENEL, al momento della sua costituzione con la nazionalizzazione dell’energia elettrica nei primi anni Sessanta del XX secolo, ereditò quanto aveva creato fino a quel momento la Società adriatica di elettricità – SADE, a capo di un folto gruppo di società elettriche operanti nel nord-est del paese. Esse erano le seguenti: Azienda elettrica Auronzo, Consorzio Riva Rovereto, Ente autonomo forze idrauliche Adige Garda, Idroelettrica Alto Veneto, Impianto Foce Ponale, Società adriatica di elettricità – SADE, Società elettrica Milani, Società idroelettrica Alto Chiese, Società idroelettrica Medio Adige, Società idroelettrica Sarca Molveno, Consorzio elettrico di Fiemme Cavalese Società euganea di elettricità, Società idroelettrica Val Brenta, Società industriale trentina – SIT, Società trentina di elettricità.
Non può essere questa la sede per affrontare adeguatamente la storia della SADE, del gruppo industriale di cui si mise alla testa e delle importanti figure di imprenditori che ruotarono attorno ad essa, ad esempio quella di Achille Gaggia oltre a quella di Giuseppe Volpi: per questo si rimanda ai titoli citati in Nota bibliografica (in particolare ai lavori di Rolf Petri e Maurizio Reberschak che offrono anche un ampio spettro di fonti archivistiche per la storia della SADE), mentre di seguito si dà qualche cenno sommario delle origini e del ruolo svolto dal gruppo nello sviluppo di Porto Marghera.
Il “Gruppo Adriatica” fu composto nel corso dei primi decenni del Novecento dalla Società adriatica di elettricità – SADE. Fondata nel 1905 da Giuseppe Volpi con il contributo di alcuni importanti finanzieri e imprenditori veneti, tra i quali si possono citare Giovanni Battista Del Vo (futuro direttore della filiale di Venezia della Banca commerciale di Venezia), Piero Foscari e Niccolò Papadopoli, la società elettrica, sotto la guida di Achille Gaggia, ingegnere, abilissimo manager e “uomo di fiducia” di Volpi, avviò sin da subito un’inarrestabile fase di espansione acquisendo piccoli impianti di produzione e distribuzione in Veneto, Friuli, Emilia-Romagna, ma anche in Puglia. Anche grazie ai finanziamenti concessi dalla Banca commerciale italiana – BCI dell’amico e socio di Volpi Jósef Toeplitz, la SADE procedette alla costruzione di un vero e proprio monopolio dell’elettricità in Veneto, Trentino, Friuli con l’acquisizione di parti consistenti dei pacchetti azionari di società elettriche più o meno importanti, anche preesistenti, dedite perlopiù allo sfruttamento dei bacini e dei corsi d’acqua montani lungo e ai piedi dell’arco alpino nordorientale, comprese le nuove regioni acquisite dopo la prima guerra mondiale di Trieste e dell’Istria. Il gruppo, sotto la sapiente direzione tecnica e finanziaria di Gaggia, si strutturò ben presto come un insieme di società controllate o consociate a SADE, la cui funzione fu quella di holding finanziaria di coordinamento e integrazione delle diverse produzioni.
Per illustrare il ruolo svolto dal “Gruppo Adriatica” nella storia dell’industria elettrica italiana e nello sviluppo di Porto Marghera, si cita uno stralcio dell’introduzione del volume curato dal Gruppo stesso, edito nel 1929 e citato in Nota bibliografica.
“Questa Società [porto industriale di Venezia], costituitasi nel 1917 con un capitale di lire 6.000.000 interamente versato, per quanto non faccia parte finanziariamente e tecnicamente parlando del Gruppo Adriatica, tuttavia, per i suoi scopi e per la sua attività, è ad esso intimamente ed indissolubilmente collegata, tanto che come non si potrebbe concepire l’esistenza e lo sviluppo del Porto industriale di Venezia senza l’imponente contributo di energia elettrica fornita dal Gruppo alle industrie ivi installate, così per contro lo stesso Porto industriale rappresenta uno dei più importanti centri di utilizzazione dell’energia elettrica prodotta, ed anzi quello che in prosieguo di tempo dà i maggiori affidamenti per un rapido ed importantissimo incremento di consumo”.
La creazione di Porto Marghera, in un contesto come quello del Veneto, una regione ancora arretrata nel processo di industrializzazione (e quindi dei consumi di elettricità), costituì un volano importante per l’attività della stessa SADE e delle consociate “elettriche”; nel frattempo la capogruppo acquisì partecipazioni societarie in molti altri campi, non solo in quello dell’energia, e non solo in Italia: nell’industria metallurgica, in quella meccanica (ad esempio i Cantieri navali e acciaierie di Venezia – CNAV), nei trasporti, nella finanza (Credito industriale di Venezia), nel turismo (Compagnia italiana grandi alberghi – CIGA) ecc.
Per quanto riguarda il settore elettrico la strategia di SADE risiedette nel rafforzare gli impianti idroelettrici esistenti ed integrarne la produzione, tuttavia nei suoi primi anni costruì anche quattro centrali termiche a carbone. Nel 1925 infatti decise di integrare la produzione di energia idroelettrica con una quota di energia termoelettrica, da utilizzare nei periodi di magra dei corsi d’acqua sfruttati; il luogo ideale per la costruzione del nuovo impianto fu individuato nel neonato porto industriale di Marghera: fu così che nacque la prima centrale elettrica di Porto Marghera (la seconda, quella di Fusina, fu completata negli anni Sessanta, a nazionalizzazione ultimata, dall’ENEL). Pochi anni dopo, nel 1928, il nuovo impianto, nell’ambito di una fusione tra la Società elettrica del porto industriale e la società Cellina, fu conferito alla consociata più importante e potente della SADE, appunto la Società per l’utilizzazione delle forze idrauliche del Veneto, meglio conosciuta con il nome di Cellina, il corso d’acqua del Friuli sfruttato per la produzione di elettricità. Questa società, nata nel 1900 a Venezia con il contributo, tra gli altri, anche di Niccolò Papadopoli, gestì direttamente la produzione di energia elettrica della centrale, così come la sua distribuzione a Venezia e nella zona industriale di Marghera fino al 1939, quando rientrò SADE.
Il “Gruppo Adriatica”, alla data del 1929, comprendeva ben 22 società consociate o controllate, alcune delle quali individuabili nel complesso di fondi conservato nell’Archivio storico ENEL (si veda in Contenuto), i cui impianti erano disseminati in tutto il territorio del nord-est italiano; oltre alla SADE si contavano: Anonima elettrica trevigiana, Industria elettrica scledense, Officine elettriche dell’Isonzo, Società bellunese per l’industria elettrica, Società bolognese di elettricità, Società elettrica carnica, Società elettrica del Veneto centrale, Società elettrica della Venezia Giulia, Società elettrica di Valdobbiadene e di Vittorio Veneto, Società elettrica interprovinciale, Società elettrica istriana, Società elettrica Milani, Società elettrica padana, Società elettrica pordenonese, Società elettrica romagnola, Società euganea di elettricità, Società friulana di elettricità, Società idroelettrica dell’Alto Savio, Società idroelettrica Val Brenta, Società idroelettrica veneta, Società italiana per l’utilizzazione delle forze idrauliche del Veneto (meglio nota come Cellina).
Con la nazionalizzazione delle attività di produzione e distribuzione dell’energia elettrica (Legge del 6 dicembre 1962, n. 1643) gli impianti della SADE e di tutte le consociate e controllate furono trasferiti al nuovo Ente nazionale per l’energia elettrica – ENEL. Nel 1963 la società Montecatini assorbì la società elettrica fondata da Giuseppe Volpi.
Quello stesso anno, il 9 ottobre, si consumò il disastro del Vajont, tragedia umana e ambientale causata da un bacino di sfruttamento idroelettrico, progettato da SADE, costruito tra Veneto e Friuli. -
Nota bibliografica
AA.VV, Storia dell’industria elettrica in Italia, 5 voll., Laterza, Roma 1992.
Gruppo società adriatica di elettricità, Il Gruppo società adriatica di elettricità e la sua attività tecnica ed economica dalle origini al 1929, L’Universale tipografia Poliglotta, Roma 1929.
Gruppo società adriatica di elettricità, Il Gruppo società adriatica di elettricità e la sua attività tecnica dalle origini al 1934, Italica Editoriale, Milano 1934.
S. Barizza e D. Resini, a cura di, Porto Marghera. Il Novecento industriale a Venezia, Vianello libri, Treviso 2004.
M. Mainardis, La centrale termoelettrica di Marghera nel quadro del programma nazionale di sviluppo degli impianti di produzione dell’energia elettrica, in Istituto veneto di scienze lettere ed arti, Atti del Convegno per il retroterra veneziano, Venezia 1956, pp. 113-118.
R. Petri e M. Reberschak, La Sade di Giuseppe Volpi e la “nuova Venezia industriale”, in L. De Rosa, a cura di, Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 2, Il potenziamento tecnico e finanziario. 1914-1925, Roma-Bari 1993.
R. Petri e M. Reberschak, La Sade e l’industria chimica e metallurgica tra crisi ad autarchia, in G. Galasso e G. Barone, a cura di, Storia dell’industria elettrica in Italia, vol. 3, Espansione e oligopolio. 1926-1945, Roma-Bari 1993.
M. Reberschak, GAGGIA, Achille, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 51, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma 1998.
M. Reberschak, Gli uomini capitali: il gruppo veneziano (Volpi, Cini e gli altri), in Storia di Venezia. L’Ottocento e il Novecento, a cura di M. Isnenghi, S. Woolf, vol. 3, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma 2002. -
Fonti
S. Barizza e D. Resini, a cura di, Porto Marghera. Il Novecento industriale a Venezia, Vianello libri, Treviso 2004.
M. Reberschak, GAGGIA, Achille, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 51, Istituto della Enciclopedia italiana, Roma 1998. -
CompilatoreAlessandro Ruzzon, prima redazione giugno 2018
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