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Acciaierie di Piombino spa, Piombino (Livorno) (1897 – 2014)

Acciaierie di Piombino spa, Piombino (Livorno) (1897 – 2014)

  • Denominazione
    Acciaierie di Piombino spa (1971)
  • Altre Denominazioni
    • Acciaierie e ferriere di Piombino - Aferpi spa (2014)
    • Lucchini Piombino spa (2003)
    • Lucchini spa (1998)
    • Lucchini siderurgica spa (1995)
    • Acciaierie e ferriere di Piombino srl (1991)
    • Ilva spa (1989)
    • Deltasider spa (1985)
    • Italsider altiforni e acciaierie riunite Ilva e Cornigliano spa (1961)
    • Ilva altiforni e acciaierie d’Italia (1918)
    • Ilva sa (1911)
    • Altiforni, fonderie e acciaierie di Piombino sa (1909)
    • Altiforni e fonderie di Piombino spa (1897)
  • Date di esistenza
    1897 - 2014
  • Sedi
    • Piombino (Livorno)
  • Tipo di ente
  • Cenni storici

    Nel 1897 nacque a Firenze la Altiforni e fonderia di Piombino per lo sfruttamento dei giacimenti minerari della città toscana; pochi anni dopo, sotto il controllo di Max Bondi e Giorgio Olivetti, l’acciaieria costituì il primo stabilimento dell’acciaio a ciclo completo in Italia, dal minerale al prodotto finito. Dal 1908, poco dopo la nascita dell’Amministrazione autonoma delle Ferrovie dello Stato, si cominciarono a produrre rotaie e materiale ferroviario, contestualmente si proclamarono i primi scioperi ed esplosero le prime agitazioni degli operai, esasperati dalle pessime condizioni di lavoro e dai salari da fame.
    Nel 1911 la Altiforni, dopo aver cambiato ragione sociale in Società anonima altiforni fonderie e acciaierie di Piombino, confluì nella Società anonima Ilva, in seguito, dal 1918, Ilva altiforni e acciaierie d’Italia. Al termine del primo conflitto mondiale la conversione dall’economia di guerra all’economia di pace fu molto complicata per la società. Nel 1921 la crisi era conclamata; i proprietari, i Bondi, lasciarono la società in mano alle banche e la Banca commerciale italiana ne acquisì il controllo.
    Risale al 1936 il passaggio all’Istituto per la ricostruzione industriale – IRI, quindi in Finsider (il settore siderurgico di Stato) dall’anno seguente.
    Gli anni della seconda guerra mondiale lasciarono segni profondi nello stabilimento in quanto nel 1944 l’esercito tedesco distrusse tutti gli impianti eccezion fatta per la centrale elettrica; da questa si ripartì per la ricostruzione. La ripresa fu celere: dieci anni dopo la fine del conflitto lo stabilimento produceva già un milione di tonnellate di acciaio all’anno e dava occupazione a 2.500 operai. Negli anni Cinquanta le intense lotte degli operai delle Acciaierie di Piombino ne fecero un simbolo delle rivendicazioni dei diritti dei lavoratori dell’epoca.
    Nel 1961 la fusione societaria tra Ilva di Piombino e stabilimento di Cornigliano in Italsider comportò un altro cambio di denominazione: Italsider altiforni e acciaierie riunite Ilva e Cornigliano spa. In questi anni nell’acciaieria di Piombino trovavano occupazione quasi 6.000 persone. Fino al 1980 si susseguirono vari passaggi di proprietà: nel 1971 lo stabilimento passò alle Acciaierie di Piombino spa, costituita da FIAT e Finsider a pari titolo, ma dal 1978 passò totalmente sotto la gestione del gruppo statale. Nel 1981 lo stabilimento Italsider di Porto Marghera fu accorpato alla società di Piombino. In seguito cambiò nome in Deltasider spa, poi Ilva spa.
    Nel 1984, dopo anni di ritmi produttivi e livelli occupazionali elevati, giunsero i primi massicci licenziamenti e la cassa integrazione: in tre anni l’organico passò da 7.823 operai a 4.000 effettivi. Nel 1992 lo stabilimento fu scorporato dall’Ilva e acquisito dal gruppo bresciano dei Lucchini: nel 1995 Lucchini siderurgica, nel 1998 Lucchini Piombino spa, fino al 2010 quando subentrarono i magnati russi dell’acciaio della Severstal.
    Nel 2012 la fabbrica passò in amministrazione straordinaria; nel 2013 dal Tribunale di Livorno fu dichiarata l’insolvenza del gruppo Lucchini. L’ultima colata di acciaio fu versata nel 2014.
    Nel 2018, dopo il passaggio del gruppo algerino della Cevital e la costituzione della società Aferpi spa (Acciaierie e ferriere di Piombino), lo stabilimento è in mano al gruppo indiano Jsw Sajjan Jindal che progetta di riavviare la produzione di acciaio e di riassumere circa 1.500 operai.

  • Nota bibliografica

    F. Amatori, La storia d’impresa come professione, Marsilio, Venezia 2008.
    B. Bianchi, L’economia di guerra a Porto Marghera: produzione, occupazione, lavoro. 1935-1945, in G. Paladini e M. Reberschak, a cura di, La Resistenza nel Veneziano. La società veneziana tra fascismo, resistenza e repubblica, Comune di Venezia. Assessorato affari istituzionali, Università di Venezia, Istituto veneto per la storia della Resistenza, Venezia 1985.
    A. Nesti, La siderurgia a Piombino. Impianti, politiche industriali e territorio dall’Unità alla seconda guerra mondiale nel contesto della siderurgia italiana, Crace, Narni 2012.
    I. Tognarini, Archeologia e storia del patrimonio industriale, Polistampa, Firenze 1998.

  • Fonti

    Tutte le citazioni sono tratte da SIUSA, Acciaierie di Piombino, schede descrittive di fondo e soggetto produttore, a cura di E. Bettio, 2002 e 2017.

  • Compilatore
    Alessandro Ruzzon, prima redazione giugno 2018
  • Complessi archivistici prodotti